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Il tempo delle mele

Ieri ho sbucciato la mela a mio nonno. È stata la prima volta che l’ho fatto io per lui e non il contrario.  Questo passaggio di consegne, mi ha fatto riflettere, sebbene sia già un po di tempo che sono più io a prendermi cura di lui, che lui di me. Ho pensato a quelle volte in cui ero piccolo e gli arrivavo a mala pena alla cintura e lui mi portava a fare un giro al bar dove giocava a carte per stimarsi un po’ del nipote. Diceva: “Questo è il bastone della mia vecchiaia”. Poi ridevano tutti, gli amici del bar, io e lui. Io così piccolo da essere chiamato Jonny Stecchino,  il bastone di quell’omone di mio nonno? E alla fine invece è andata proprio così, a volte me lo prendo sotto braccio e lo aiuto ad andare avanti. Il tempo passa inesorabile, ma le mele non cadono mai troppo lontano dall’albero.

Colloqui italiani

Un tempo c’era la corsa all’oro oggi c’è la corsa al lavoro… E così ogni annuncio ha 1000 visite e altrettante risposte e finisce che alla fine il telefono non suona mai. La settimana scorsa però miracolo: mi chiama un numero sconosciuto e per la prima volta non è né telecom né fastweb che mi vogliono vendere qualcosa, ma il signor tal dei tali delle risorse umane per l’annuncio a cui avevo risposto su internet. Mi chiama chiedendo se sono ancora interessato e mi fissa un colloquio. Pur pensando che sinceramente non è il lavoro che sognavo di fare in vita mia accetto pieno di gioia perché comunque è un lavoro retribuito, una rarità negli annunci dei giorni nostri. Felice aspetto di dare la lieta news a mio padre, che però si insospettisce dal fatto che al giorno d’oggi possano offrire un lavoro e mi inizia a dire di non firmare niente e di tenere mille occhi aperti. Sul momento odio mio padre, ma in fondo anche io qualche dubbio me l’ero posto. Comunque decido di presentarmi al colloquio fissato il giovedì alle ore 12 in un hotel fuori città.

Io arrivo alle 11.50. Quando entro c’è un uomo che mi chiede il mio nome e mi fa sedere in una sala di attesa. Ha la faccia di quello che ti vende gli orologi all’autogrill, inizio a pensare che probabilmente mio padre aveva ragione. Intanto mi accomodo nella sala e vedo che c’è un altro concorrente. E’ il signor Brambilla da Milano, che mi fa sentire subito a disagio. E’ in abito, con un mocassino in pelle, la cravatta (di dubbio gusto, ma è pur sempre una cravatta) ed è già più puntuale di me. Io avevo optato per mettermi la camicia con un maglioncino e un pantalone scuro. Mi sentivo bello ed elegante, ma l’efficienza del nord mi mette subito sotto pressione. Intanto il tempo passa e alle 12.10 mi chiedo cosa stiamo ancora aspettando, ma la risposta arriva alle 12.15. E’ di corsa, un po’ sudato, entra con i cv in una busta della Coop e chiede subito dov’è il bagno. E’ il signor Palumbo da Palermo. Anche il suo abbigliamento sportivo con scarpe da ginnastica e felpa mi fa tornare il sorriso. Il mio look torna ad essere accettabile. Il venditore di rolex finti allora ci fa accomodare in un’altra stanza dove c’è un uomo corposo che dà più serenità e che sa intrattenere il pubblico, ovvero noi. Ci parla dell’azienda e ci chiede di fare le domande che vogliamo. Palumbo chiede subito delucidazioni sullo stipendio, Brambilla con la sua erre moscia fa una domanda tecnica a cui nemmeno i due rappresentanti dell’azienda sanno dare risposta e io mi mantengo a metà via. Mi sento un po’ come al centro tra due estremi, mi sento un po’ il Casini della situazione e lì capisco che non mi assumeranno mai. Poi penso però a Prodi, Monti, Letta e torno a credere in una mia elezione. Arriva allora il momento del test: 15 minuti per rispondere a domande generali e trabocchetti sulla nostra personalità. Pronti, via e suona il cellulare di Brambilla, lui risponde e dà disposizioni, anche nel momento culmine del colloquio sempre freddo. Palumbo intanto come a scuola chiede se qualcuno sa la domanda numero nove. Io penso di essere finito a candid camera e finisco il test per primo. Dopo un’altra breve chiacchierata i dirigenti ci congedano con il solito vi faremo sapere.

Io, Palumbo e Brambilla ci ritroviamo nel parcheggio a parlare ed è  lì che ci confessiamo le paure di un possibile raggiro, da nord a sud siamo uniti nel pensare che c’è il rischio di fregatura. Tutti raccontano le precedenti esperienze negative uguali da nord a sud. La giornata finisce con Brambilla che accompagna Palumbo e la sua sportina della Coop a casa. L’Italia è unita, sotto una coltre di letame, ma è unita.

Più Iva per tutti

Cari lettori è con viva e vibrante soddisfazione che vi annuncio che da oggi aumenta l’Iva e così pagheremo di più ogni prodotto che vogliamo acquistare.  Che dire il modo migliore per fare riprendere l’economia… Aggiungiamo così un’altra zavorra alla nostra barca pericolante. Si è tanto parlato del “raddrizzamento” della Costa Concordia,  ma intanto è la barca Italia che va a picco. Da quello che ne posso capire io nei prossimi anni la situazione andrà sempre peggiorando e a breve ci troveremo ridotti come la Grecia di qualche mese fa o forse anche peggio. Quello che mi preoccupa è l indifferenza della gente.  La nave affonda e nessuno fa nulla, nessuno cerca di chiudere i buchi, nessuno scappa, nessuno manifesta. La gente guarda l iphone e va avanti senza dare peso a quello che succede. Tanto la barca prima o poi si raddrizzerà da sola… O forse no?
E tu cosa fai per salvare la barca mi chiederebbe l’italiano medio? In effetti per ora nulla e io stesso mi sento colpevole. A volte mi piacerebbe non sapere nulla come la maggioranza degli italiani, perché vivere nell ignoranza a volte è un bene ed è fonte di spensieratezza,  ma visto che non posso cancellare quello che già so e le mie convinzioni mi ritrovo davanti ad una scelta difficile. Penso che ormai l’unica soluzione sia quella di fuggire via: sto provando a convincere le persone a cui voglio bene di fare la valigia e partire in una scialuppa di salvataggio con me finché c’è posto, finché c’è tempo…

Care amiche, cari amici…

Ho fatto l’errore di vedere il videomessaggio alla nazione di Berlusconi prima di andare a dormire e ora non riesco a prendere sonno. La politica italiana sembra un grande déjà vu  dal quale non riusciamo a venirne fuori, un po’ come il giorno della marmotta nel film “Ricomincio da capo”, dove il protagonista si risveglia sempre nello stesso giorno. Purtroppo per noi gli anni passano, ma Silvio fa finta di nulla e sembra tornato al 1994 col suo “Scendiamo in campo”. Berlusconi ormai è il film più visto dagli italiani, Rocky arrivò fino al quinto sequel, ma del Cavaliere ormai non si contano i ritorni (anzi a dir il vero purtroppo non è mai sparito). E così anche in questo video ci ha voluto far sapere che lui ci sarà sempre, anche da decaduto. Ma cazzo sempre sempre, non si può denunciarlo per stalking? Comunque io i suoi video li guardo per ridere e devo dire che ogni volta spara delle bordate che mi lasciano a bocca aperta… Per esempio questa volta ha detto che è orgoglioso di quanto ha fatto per l’Italia in questi vent’anni (la situazione infatti è nettamente migliorata…) per poi criticare la politica troppo superficiale di questi anni, come se lui nel frattempo fosse stato al bar e non in Parlamento. Ma il problema è che mentre io rido delle cose che dice c’è chi si dimentica tutto quello successo in questi vent’anni e va a rivotarlo. Berlusconi è il tipico conta balle che si trova in ogni compagnia, quello che fa un po’ di folclore e che mentre racconta la sua ultima conquista,tutti coloro che lo ascoltano si danno dei colpi di gomito e sogghignano sotto i baffi consci di assistere al nuovo racconto assurdo. Il problema è che molti (uno su tre circa) ignorano di cosa Berlusconi stia parlando, non sanno nulla in materia perché sono intontiti dalla televisione che parla solo delle nozze di Belen e così si lasciano raggirare dal più grande venditore di pentole della storia della Repubblica.

I vs. Social – Parte prima

So che leggere una critica ai social da uno che scrive su un blog, ha una pagina facebook, un account twitter, un account instagram e molto altro ancora può sembrare un po’ incoerente, ma è proprio quello che state per leggere.

Mi ricordo ancora come scoprii Facebook, quel sito che ha cambiato le abitudini e la vita di quasi tutti noi. Ero a una cena a casa di un nostro amico e così dopo la pizza, tra le chiacchiere di rito ci chiese se conoscevamo Facebook e ce ne parlò come una cosa eccezionale che in America stava facendo il boom. Lui aveva fatto il profilo per sentire la sua ragazza americana, che era ripartita da poco ed era tornata a Boston. Gli chiesi cosa faceva di incredibile questo Facebook e lui ci rispose che non faceva niente in particolare… Semplicemente la gente scriveva quello che pensava e metteva foto. L’avevano in pochissimi di quelli che conoscevamo, ma lui li aveva aggiunti tutti, anche il vecchio compagno delle medie che non vedevamo da dieci anni o quello che odiava, ma era su Facebook. Lo prendemmo in giro tutta la sera chiedendoci che cosa gliene fregasse di leggere quello che scriveva il pirla delle elementari o di vedere le foto della gita in campagna del ragazzo che odiavamo tutti. Non so dire quanto sarà passato da quella sera, forse cinque anni, ma già da molto tutti i presenti alla cena hanno fatto un profilo Facebook, hanno scritto post e guardato le foto di quello che odiavamo. Devo dire che essendo una persona abbastanza curiosa inizialmente Facebook mi ha quasi esaltato: finalmente potevo sapere i cazzi di tutti senza indagare, fare domande a intermediari e ascoltare le mie fonti certe. Aprivi la pagina e tutti ti raccontavano i cazzi loro. Wow bellissimo, un po’ come fare la portinaia o andare a leggere le riviste dal parrucchiere. Dopo 5 anni di portineria però sono tornato alle emozioni iniziali, sono tornato a pensarla come alla prima cena: ma a me cosa me ne frega di tutto questo? Cosa me ne frega della foto di Marco che stasera si mangia il filetto in un letto di aceto balsamico? Cosa mi interessa di sapere quanto sia fantastica la storia di amore di Valentina con Tiziano, arrivati al secondo anniversario? E mi interessa che Pierpaolo è in fila in tangenziale? E che Federica sta partendo per New York? La risposta è no. Non me ne frega niente di nessuna di queste cose e soprattutto non me ne frega che la gente sappia nulla di quello che faccio io… Non capisco questa necessità di condividere la mia vita con tutti, di far sapere agli altri cosa mangio o con chi vado a letto e soprattutto non riesco a capire cosa porti la gente a pubblicare tutto. In realtà a questo quesito mi sono dato una risposta. In primis penso che il motore principale di Facebook, sia l’approvazione sociale, il Dio Like. Ormai tutti vivono in funzione dei like, postano cose per avere like e se non ne hanno si chiedono il perché della loro disfatta sociale. E allora come cantava Gianni Morandi  “si può dare di più” per avere un like ed è per questo motivo che quest’estate mi sono trovato foto sulla home di Fb che valevano la copertina di Playboy (l’obiettivo dei like però l’hanno ottenuto). Il secondo grande motore di Facebook è l’invidia; la gente pubblica per far vedere quanto la loro vita è migliore rispetto a quella degli altri. E così chi ha la piscina in casa, mette la foto con lui in piscina alla faccia di quello che sta sudando davanti al ventilatore a pale, quell’altro fa vedere che lui stasera mangia l’aragosta alla faccia di quello che torna a casa da lavoro alle dieci e si fa i quattro salti in padella e poi c’è quello che è in vacanza e mette le foto alla faccia di quello che è a lavorare in Agosto, ma che ha preso le ferie in Settembre, perché postare le foto su Fb quando lavorano tutti dà ancora più gusto…

Lettera di Gabriel Garcia Marquez

Se Dio, per un istante, dimenticasse che sono un pupazzetto di stoffa e mi donasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in fin dei conti, penserei tutto quello che dico.

Darei valore alle cose non per quanto valgono, ma per quello che esprimono .

Dormirei poco, sognerei di più, capendo che per ogni minuto in cui chiudiamo gli occhi perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei quando gli altri si fermano, mi risveglierei quando gli altri si coricano.
Ascolterei quando gli altri parlano e… come saprei godermi un buon gelato al cioccolato!

Se Dio mi facesse dono di un ritaglio di vita vestirei senza fronzoli, mi butterei di pancia al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo, ma pure la mia anima.

Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e attenderei così l’arrivo del sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh, sulle stelle, una poesia di Benedetti; e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine, e l’incarnato bacio di quei petali…

Dio mio, se io avessi uno scampolo di vita…
Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo che la amo. Ad ogni donna e ad ogni uomo farei capire che sono loro i miei prescelti e vivrei innamorato dell’amore.

Agli uomini dimostrerei che sbagliano quando pensano che uno smette di innamorarsi perché invecchia, ignorando che uno invecchia proprio perché ha smesso di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare.
Ai vecchi insegnerei che la morte non è fatta di vecchiaia, ma di oblio.

Tante cose ho imparato, da voi uomini…
Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza capire che la vera felicità sta nel modo di salire quel pendio.
Ho imparato che quando un neonato afferra col suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo fa per sempre.

Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare un altro uomo dall’alto in basso soltanto quando si appresta ad aiutarlo a rialzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma in verità di poco mi serviranno, perché quando mi metteranno dentro quella valigia starò, infelicemente, già morendo.

Dì sempre quel che senti e fa quello che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e chiederei al Signore di poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che è questa l’ultima volta che ti vedrò uscire da quella porta, ti darei un abbraccio, un bacio e ti chiamerei poi indietro per continuare a darteli.
Se sapessi che questa è l’ultima volta che sentirò la tua voce, registrerei ognuna delle tue parole per poter ascoltarle una e un’altra volta, all’infinito.
Se sapessi che sono questi gli ultimi minuti che mi restano per guardarti, ti direi “ti amo”, senza pensare, scioccamente, che tu lo sai da sempre.

C’è sempre un domani e la vita di solito ci offre la possibilità di rifare ogni cosa per bene, ma se mi sbagliassi e l’oggi fosse tutto quanto ci rimane, mi piacerebbe dirti questo, che ti amo, e che non mi riuscirà di dimenticarti.

Nessuno, vecchio o giovane, ha il domani assicurato. Oggi potrebbe essere l’ultima volta che vedi coloro che contano per te.
Per questo non aspettare, fallo ora , perchè se quel domani infine non arriva, rimpiangerai il giorno in cui non trovasti il tempo di un sorriso, un abbraccio, un bacio; troppo occupato per concedere alla vita la sua ultima grazia.
Tieni coloro che ami vicino al cuore, sussurragli all’orecchio che hai bisogno di loro, amali, trattali bene, e trova del tempo per dire “mi dispiace”, “scusami”, “ per favore”, “grazie” , voglio dire, tutte quelle parole d’amore che hai in grembo.

Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici quanto tieni a loro.

Gabriel García Márquez

Un futuro social?

Buonanotte! E’ stata una giornata dura il lunedì? Io visto che studio comunicazione e che devo essere aggiornato su tutti i social media e le loro novità per trovare un lavoro che mi faccia guadagnare uno stipendio da fame, oggi ho passato parte della giornata ad aggiornare il mio profilo su tutti i social esistenti. Perché oggi l’importante è esserci ovunque e avere amici su fb, cerchie su google plus, contatti su linkedin, followers su twitter. Più ne hai e più sei social, più sei figo. Ma poi questa gente che magari nemmeno conosciamo se restassimo a piedi con la macchina, ci verrebbero a dare una mano a cambiare la ruota. Certo puoi fare una foto e metterla su instagram con l’hashtag #sonorimastoapiedi, puoi taggarti su facebook, ma alla fine non ci sarà nessuno che ti aiuta. Perché in questo mondo dove parliamo e comunichiamo con tutti alla fine a nessuno importa degli altri. Il futuro sicuramente sarà dei social media, anche se finiremo col non parlare nemmeno col nostro vicino di casa. Non erano forse più social i nostri nonni che andavano al bar o dalla parrucchiera e sapevano comunque i fatti di tutti senza aspettare di leggerlo sul computer?

Alla ricerca della felicità

“Felicità è quando senti che è tornata a casa. E’ il suo abbraccio mentre ti dice “voglio stare con te”. E’ il piacere di due corpi, dal quale nasce la magia di una terza vita”.

“La felicità non è un’idea, né un traguardo concreto e nemmeno un fine ideale da perseguire. La felicità è un lampo istantaneo, ripetibile ma non durevole, in cui senti che tutto è dove deve stare: felicità è equilibrio e armonia”

“Felicità è svegliarsi con la persona amata e condividere la giornata, piacevole, frizzante o con la rabbia dei conti che non tornano…”

“Felicità è quando in un determinato momento ti rendi conto che non cambieresti niente”.

Queste definizioni di felicità sono state date da gente comune, lettori di Repubblica che hanno detto cos’era per loro la felicità. Io le condivido tutte in pieno e posso dirle di averle provate negli ultimi giorni. Mi sono sentito felice. Per mezz’ora, un’ora, un giorno intero. Avrei voluto qualcuno che me lo chiedesse in quel momento, la solita domanda a cui rispondo con un bene di circostanza.

“Come va?”

“Da Dio, sono felice” – gli avrei risposto. Poi basta non gli avrei più voluto parlare perché lo so che la felicità vola via in un attimo. Tutti vorrebbero essere felici per sempre, ma la felicità è così unica e bella, che non può durare in eterno. E’ come un orgasmo, unico perché così breve, ma intenso. Quindi non si può cercare una vita che ci dia felicità continua, ma una vita fatta di tanti piccoli orgasmi dell’anima. Solo chi saprà capire che le vere cose che ci rendono felici non costano nulla e sono facilmente raggiungibili riuscirà ad essere veramente felice. In fondo come cantavano Albano e Romina:

Felicità è una sera a sorpresa la luna accesa e la radio che va, è’ un biglietto d’auguri pieno di cuori la felicità è una telefonata non aspettata la felicità, felicità. Felicità è una spiaggia di notte, l’onda che batte la felicità, è una mano sul cuore piena d’amore la felicità, è aspettare l’aurora per farlo ancora la felicità.

Basta così poco lettori, ve lo posso giurare…

Il cammino di Santiago

“Quando si va verso un obiettivo, è molto importante prestare attenzione al cammino. E’ il cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare, ci arricchisce mentre lo percorriamo, bisogna saper trarre da quello che siamo abituati a guardare tutti i giorni i segreti, che a causa della routine, non riusciamo a vedere”

Oggi mi è venuta la malsana idea di fare il cammino di Santiago. Non so se rimarrà solo un’idea o metterò in pratica questo desiderio. Pur non essendo cattolico è un viaggio spirituale che mi stimola e mi ispira. Poi penso che farebbe ridere vedere me, il tipico homus pigrus camminare per 500 km (ho già deciso che fare tutti i 900 km sono troppi). Inoltre sarei curioso di vedere lo zaino che mi porterei, io che per un giorno fuori casa parto con un trolley da 20 kg… Però malgrado i problemi logistici mi incuriosisce pensare a cosa si prova, cosa si sente, cosa si pensa, un viaggio solo per pensare. Vorrei vedere che gente lo fa, chi parte e perché lo fa… Italiani, stranieri, giovani, anziani, tutti che camminano alla ricerca della cattedrale di Santiago, ma soprattutto di sé stessi.

“L’uomo non può mai smettere di sognare. Il sogno è il nutrimento dell’anima, come il cibo è quello del corpo. Molte volte, nel corso dell’esistenza, vediamo che i nostri sogni svaniscono e che i nostri desideri vengono frustrati, tuttavia è necessario continuare a sognare, altrimenti la nostra anima muore”.

Notte prima degli esami | Bianconiglio

Non cito la canzone di Venditti perché una mia amica mi ha detto che Venditti porta sfiga, soprattutto prima degli esami e allora non parliamo di Antonello, preghiamo tutti gli dei presenti anche nelle religioni che non conosciamo e andiamo a dormire. O almeno proviamo ad andare a dormire… Perché la notte prima degli esami in fondo non si dorme mai bene e tanto. Si pensa sempre al nemico, al professore che magari mi chiede proprio quel capitolo che non ho letto. Lo leggo? Ma dai è così inutile, tra tutto il programma. Però cazzo con la sfiga che ho sicuro mi chiede quello. Allora lo leggo e finisci così per fare le tre di notte e renderti conto che non ti ricordi nulla. Bene, sei spacciato… Chissà che figuraccia, dovrò berci su… Però se mi chiede quello che ho imparato benissimo lo frego e poi prendo un bel voto e mi sbronzo! Anche se poi devo già studiare per l’esame di lunedì e magari sbronzarmi non è una buona idea. La vita in fondo è sempre un insieme di esami e dopo un esame c’è sempre un buon motivo per bere, quindi che vada bene o che vada male domani sera un bel bicchiere di vino, uno spritz o un long island non me lo toglie nessuno. Buona notte e in bocca al lupo per il vostro esame di domani, qualunque esso sia…