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Jack Frusciante è uscito dal gruppo
Ah cari lettori quanto mi siete mancati e quanto mi è mancato scrivere sul blog… Ho un sacco di viaggi, libri e vita da raccontarvi, non che abbia fatto nulla di speciale, ma nemmeno nulla di noioso potete starne certi. Comunque tolta questa pallosa premessa, cercando di promettervi più costanza nel prossimo futuro ho deciso di dedicare il mio post di ritorno a “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
A vent’anni dalla sua uscita finalmente ho letto questo must della letteratura bolognese di cui avevo colpevolmente solo visto il film e così mi si è creato subito un grande amarcord sulla gita di terza media, su quella che era la mia Aidi, quella che mi faceva andare a scuola anche con la febbre e che mi faceva tremare solo stringendomi la mano. Chissà forse anche io come Brizzi dovrei cominciare a raccontarvi la mia storia da lì, piano piano per conoscerci meglio e non come ero partito a mille su questo blog. Ma in fondo anche a me come al personaggio del libro piace filare come il vento. Chissà forse è una caratteristica degli Alex di Bologna…
Tutto brucia
Devo guardare avanti, me lo sono imposto come hai fatto tu. Ma vorrei sapere la ricetta magica per riuscire a non pensare a certe cose, a non guardarmi mai indietro. Io le ho scese le scale sono partito in avanti, mi sono girato un paio di volte e anche tu. Tu hai continuato, io mi sono fermato e poi come una calamita ti sono corso dietro con il cuore in gola. E’ dura guardare avanti quando ogni canzone mi sembra parlare di te, quando dormo nel letto dove abbiamo fatto l’amore, quando trovo tracce di te in ogni cassetto, in ogni foglio sulla scrivania, Anche i miei vestiti mi ricordano i momenti vissuti insieme, quando ce li sfilavamo e li lanciavamo sul pavimento. Cosa devo fare? Dare fuoco a tutto quello che ho di nostro? Ma poi penso che anche dall’incendio uscirebbe il tuo profumo e che comunque il fuoco che ho dentro non posso proprio spegnerlo.
L’Amarcord
La parola Amarcord è entrata nel vocabolario italiano grazie al film del 1973 di Fellini. Viene però dal dialetto romagnolo “a m’arcord”, ossia “io mi ricordo” ed è oggi usata con il significato di rievocazione in chiave nostalgica. In questa rubrica si parlerà così del passato e di tutte quelle cose che ci mancano e di cui ci ricordiamo con nostalgia.