Archivi Blog
Jack Frusciante è uscito dal gruppo
Ah cari lettori quanto mi siete mancati e quanto mi è mancato scrivere sul blog… Ho un sacco di viaggi, libri e vita da raccontarvi, non che abbia fatto nulla di speciale, ma nemmeno nulla di noioso potete starne certi. Comunque tolta questa pallosa premessa, cercando di promettervi più costanza nel prossimo futuro ho deciso di dedicare il mio post di ritorno a “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
A vent’anni dalla sua uscita finalmente ho letto questo must della letteratura bolognese di cui avevo colpevolmente solo visto il film e così mi si è creato subito un grande amarcord sulla gita di terza media, su quella che era la mia Aidi, quella che mi faceva andare a scuola anche con la febbre e che mi faceva tremare solo stringendomi la mano. Chissà forse anche io come Brizzi dovrei cominciare a raccontarvi la mia storia da lì, piano piano per conoscerci meglio e non come ero partito a mille su questo blog. Ma in fondo anche a me come al personaggio del libro piace filare come il vento. Chissà forse è una caratteristica degli Alex di Bologna…
Il terremoto in Emilia
E’ già passato un anno: si sa il tempo vola… Sembrava ieri quando ero seduto sul divano e iniziai a sentire un rumore forte di sottofondo. Pensai che era il vento. Poi mi chiesi come era possibile però che facesse un rumore così forte e allora iniziò a tremare tutto, non solo il divano, ma la palazzina intera. Capii che era il terremoto, pensai di lanciarmi giù per le scale scalzo alla velocità della luce, ma poi ripensai che anche le scale sarebbero potute crollare. Non c’era nulla da fare. Rimasi immobile e pregai tutti gli dei che non succedesse nulla. Mi ascoltarono e la scossa finì. Chiamai le persone che amo di più e stavano tutti bene, alcuni non se ne erano nemmeno resi conto. Quella notte andai a dormire in macchina, pensando che sarebbe stato da stupidi morire in casa per un’altra scossa dopo aver sentito l’avvertimento di Madre Natura. Il giorno dopo però capii che bisognava ritornare in casa. Non c’era molto da fare, ci sono cose che non possiamo controllare e se doveva crollare la mia palazzina si vede che era destino. La mia palazzina non crollò, la paura però durò settimane e quella sorta di sismografo artigianale, costruito per capire se le scosse erano vere o frutto della nostra immaginazione, è ancora sullo scaffale. La cosa bella del terremoto è stato vedere la reazione della mia gente, come ha risposto l’Emilia. Nessuno si è arreso e tutti si sono rimboccati le maniche per ricostruire e ripartire a prescindere dalle decisioni di Roma. Il terremoto mi ha reso ancora più orgoglioso di essere emiliano, perché l’Emilia è lì, in alto a sinistra, l’Emilia è il cuore dell’Italia.

Emilia cuore dell’Italia
L’Amarcord
La parola Amarcord è entrata nel vocabolario italiano grazie al film del 1973 di Fellini. Viene però dal dialetto romagnolo “a m’arcord”, ossia “io mi ricordo” ed è oggi usata con il significato di rievocazione in chiave nostalgica. In questa rubrica si parlerà così del passato e di tutte quelle cose che ci mancano e di cui ci ricordiamo con nostalgia.