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Sogno
Sogno
Per un attimo fui nel mio villaggio,
nella mia casa. Nulla era mutato.
Stanco tornavo, come da un viaggio;
stanco al mio padre, ai morti, ero tornato.
Sentivo una gran gioia, una gran pena;
una dolcezza ed un’angoscia muta.
– Mamma? – E’ là che ti scalda un pò di cena. –
Povera mamma! e lei, non l’ho veduta.
Giovanni Pascoli
Fiamme nella neve
Fiamme nella neve
Coriandoli di spuma
Scagliati da Urano
Cristallizzano la natura
E il mondo umano.
Non s’ode rumor,
Non vi è movimento,
La coltre bianca soffoca
L’uman patimento.
Ma corre il veleno nelle mie vene
Lo sguardo fisso cela il dolore
Di quel profondo
Squarcio al cuore.
Urla silenti laceran la quiete,
Le fiamme del drago eterno
Divampano in me
E fuori tace l’ inverno.
Spunta la luna
SPUNTA LA LUNA
Quando spunta la luna
tacciono le campane
e i sentieri sembrano
impenetrabili
Quando spunta la luna
il mare copre la terra
e il cuore diventa
isola nell’infinito
Nessuno mangia arance
sotto la luna piena
Bisogna mangiare
frutta verde e gelata
Quando spunta la luna
dai cento volti uguali,
la moneta d’argento
singhiozza nel taschino.
Federico Garcia Lorca
Serata d’Aprile

La pioggia nel pineto
LA PIOGGIA NEL PINETO di Gabriele D’Annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginestri folti
di coccole aulenti,
piove sui nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
l’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come un foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancora trema, si spegne,
risorge, treme, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontane,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i malleoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove sulle nostre mani
ignude,
sui nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
L’albatros di Charles Baudelaire
L’albatros
Spesso, per divertirsi, i marinai
Prendono degli albatri, grandi uccelli di mare
che seguono, compagni indolenti di viaggio,
le navi in volo sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, goffo e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le ali grandi e bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggaitore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi zoppicando, fa il verso allo storpio che volava!
Il poeta è come lui, principe dei nembi
Che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
fra le grida di scherno esule in terra,
con le sue ali da gigante non riesce a camminare
Alicante
Alicante (Jacques Prévert)
Un’arancia sul tavolo
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto, tu
Dolce dono del presente
Frescura della notte
Calore della mia vita.
Ricordo di una notte di mezza estate
Aliti di vento
sfiorano il frumento,
gelsomini rossi inebriano,
cicale sognanti incantano,
la luna si specchia sul tuo petto
e le nostre labbra scrivono poesie.
Sbircio le tue espressioni,
mentre i capelli
ti bagnano la schiena
come una cascata in primavera.
Sbatto le palpebre
e il campo è ricoperto di rugiada,
avvolto nella nebbia.
Il grano è stato tagliato,
le cicale han smesso di cantare
e tu, risplendi solo nei miei ricordi.
Riflessioni di viaggio
E ci sono sterminate distese di nulla,
di un nulla, che nulla non è.
E ci sono metropoli piene di tutto,
di un tutto, che poi tutto non è.
E poi ci sei tu,
il mio tutto in questo mare di nulla.
Una mano dal cielo
UNA MANO DAL CIELO
Ti stringevo,
poi hai iniziato a volare;
io invece continuo a strisciare
sul precipizio della mia fragilità.
Vienimi a salvare,
te lo grido sottovoce,
tu, squarcio di luce
della mia oscurità.
Annaffiami, curami,
dammi la tua linfa.
Non lasciarmi appassire
nel buio di questa stanza.
Accarezzami, amami.
Ne ho bisogno
quando apro gli occhi la mattina,
quando viaggio nei sogni la notte.
Prendimi,
insegnami a volare,
voglio vedere da lì
quanto sono piccoli gli uomini.