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Tempi moderni

Vi ricordate quel programma di Daria Bignardi che si chiamava “Tempi moderni”? Io ricordo che partiva la canzone “The passenger” e poi scendevano dei tipi strani che mi facevano molto ridere e raccontavano le loro esperienze di vita assurde. Era il 2000 circa e una volta per prendere in giro i miei genitori, che dopo il divorzio dovevano sembrare più giovani di quello che erano gli dissi che mi sarei aspettato di vederli scendere la scalinata un giorno a raccontare la loro esperienza di vita. Ci facemmo una risata su e morì lì. Però in fondo ripensandoci lo dicevo perché una decina di anni fa era quasi una rarità esser divorziati, nonostante mia nonna mi portasse le statistiche e i racconti di tutte le coppie che si erano lasciati a Bologna e dintorni. A dieci anni circa da quel periodo mi sono chiesto cosa dovrebbe scendere oggi da quella scalinata per sconvolgermi? Cosa dovrebbero raccontarmi per farmi restare a bocca aperta? Ho chiuso gli occhi, ho messo la canzone e boh non mi è venuto in mente nulla. E’ brutto per uno scrittore vivere in un mondo che toglie l’immaginazione, toglie lo spazio di inventarsi qualcosa. Vi giuro che negli ultimi periodi “ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare”. E allora forse dovrò scrivere una storia di una coppia giovane normale dove un ragazzo e una ragazza si conoscono a scuola, stanno insieme per tutta la vita amandosi, fregandosene di tutto e di tutti. Lui le apre la portiera della macchina, le porta i fiori raccolti nel prato, lei gli cucina la cena quando torna da lavorare e lo sveglia con un bacio ogni mattina fino a quando sono vecchi e stanno su una panchina con i loro nipoti a raccontar loro il giorno che si conobbero. Si ecco forse sarebbe questo che mi stupirebbe al giorno d’oggi, l’eccezionalità di una vita normale.