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Le cose che non ho

Il libro parla di una normale famiglia francese, costretta a vivere una vita senza grandi emozioni, ma appagante nonostante i problemi che ogni famiglia deve attraversare. Un giorno però la fortuna bacia Jo, che vince alla lotteria una cifra che può cambiare la vita di tutti loro. Da quel momento in poi la protagonista del romanzo capisce che in realtà la vera felicità è continuare a desiderare ciò che si possiede. La vera felicità è gratuita. È nell’eleganza di una donna, nelle parole, nello humour, nel riso di un bambino, in un cane che ci viene incontro scondinzolando, nello spettacolo di un’alba… I soldi non fanno la felicità e “Le cose che non ho” lo dimostra, facendo vedere come addirittura la vincita porterà solo dolore in grembo alla famiglia. Infine si insinua anche un’altra grande domanda esistenziale: è meglio amare o essere amati?

Nel libro ci sono belle descrizioni della normalità in cui molte famiglie vivono ogni giorno: “Allora l’ho trovato bello, il mio Jo nel suo sonno di bambino malato, e ho amato la mia bugia. Ho pensato che se l’uomo più bello del mondo, più gentile, più tutto, apparisse qui, adesso, io non mi alzerei, non lo seguirei, non gli sorriderei neanche”.

“Ogni sera quando torni a casa, appena sente la chiave nella serratura, fa una cosa bellissima: sistema dietro all’orecchio il suo ciuffo di capelli in disordine e si guarda furtivamente allo specchio, vuole essere bella per te. Vuole essere il tuo regalo”.

“Amavo la mia vita. Amavo la vita che Jo e io avevamo costruito. Amavo il modo in cui le cose mediocri si erano per noi trasformate in belle”.

“Possedevo ciò che i soldi non possono comprare ma solo distruggere. La felicità. La mia felicità, per lo meno. Con i suoi difetti. Le sue banali certezze. Le sue piccolezze. Ma era la mia. Immensa. Scintillante. Unica”.

“Dove sono i bei momenti di dolcezza e di piacer? Dove andaron i giuramenti di quel labbro menzogner? Perché mai se in pianti e in pene per me tutto si cangiò la memoria di quel bene dal mio sen non trapassò? Canto per me, in silenzio, il viso rivolto verso il mare oscuro. Sono amata. Ma non amo più”.

Giudizio personale: 6,5

Avevo letto recensioni che lo definivano un libro visionario e illuminante e anche per questo mi aspettavo un po’ di più da questo romanzo. E’ un libro che si legge velocemente in un pomeriggio, è scritto bene, in modo pulito con frasi brevi ed efficaci dalle quali si intuisce che lo scrittore è un pubblicitario. Il finale è un po’ tirato via e prima delle ultime 5 pagine ero shockato, poi per fortuna nel finale il romanzo si salva e lascia qualcosa dentro. Alla fine perdono un po’ tutti e i cambiamenti avuti con la vincita della lotteria portano solamente un velo di tristezza e di malinconia.