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Ogni giorno è la festa della donna

Buonanotte! Questa notte voglio regalare il mio saluto a tutte le donne. Si anche se non è l’otto marzo, ma la notte dell’undici aprile penso che se lo meritino lo stesso… Io amo le donne, uno dei più grandi misteri della terra, affascinanti, sorprendenti, infinite. Se esistesse un mondo senza donne chiederei la condanna a morte immediata. E a proposito di condanne e di donne volevo commentare con voi la sentenza per lo stupratore seriale di Milano, un egiziano di 29 anni che ha stuprato 22 donne e malgrado la richiesta dell’accusa di una condanna di 122 anni, ne ha presi 20 (il massimo in Italia col rito abbreviato). Si è parlato di sentenza esemplare e si è detto che la giustizia italiana ha dato un messaggio forte, io personalmente invece penso che sarebbe giusto l’ergastolo per una persona così. Ha rovinato la vita di 22 donne che probabilmente resteranno segnate a vita da questa cosa e lui a 49 anni o probabilmente anche prima sarà  un uomo libero e magari tornerà a farlo o comunque non penso che resterà molto segnato dai sensi di colpa visto che è un crimine che ha commesso 22 volte. Praticamente in media non resterà in carcere nemmeno un anno per ogni sua vittima e per noi questa è una sentenza esemplare… E’ vero che ce ne sono state molte peggiori e che ci sono molti colpevoli che nemmeno sono in carcere però anche questa condanna non mi soddisfa a pieno. Un’altra storia che mi lascia basito sempre sulla violenza nei confronti delle donne e che però questa volta, per fortuna, non riguarda il nostro paese è quella di Oscar Pistorius, che dopo aver sparato alla sua ragazza, ha pagato e adesso è fuori dal carcere a fare le sue corsette di allenamento. Della serie la legge è uguale per tutti… Mia madre mi ha sempre insegnato che le donne non si toccano nemmeno con un fiore e penso sia uno dei principi fondamentali della vita e chi lo infrange non è un vero uomo, ma una nullità.

Veleggio come un’ombra

Veleggio come un’ombra

Veleggio come un’ombra
nel sonno del giorno
e senza sapere
mi riconosco come tanti
schierata su un altare
per essere mangiata da chissà chi.
Io penso che l’inferno
sia illuminato di queste stesse
strane lampadine.
Vogliono cibarsi della mia pena
perché la loro forse
non s’addormenta mai.

Alda Merini

Fiamme nella neve

Fiamme nella neve

Coriandoli di spuma

Scagliati da Urano

Cristallizzano la natura

E il mondo umano.

Non s’ode rumor,

Non vi è movimento,

La coltre bianca soffoca

L’uman patimento.

Ma corre il veleno nelle mie vene

Lo sguardo fisso cela il dolore

Di quel profondo

Squarcio al cuore.

Urla silenti laceran la quiete,

Le fiamme del drago eterno

Divampano in me

E fuori tace l’ inverno.

Serata d’Aprile

Serata d’Aprile 
Azzurro e fiori di pesco 
violette e vino rosso
oh, come sboccia e arde
il vostro fuoco in me.
 
Giunto tardi a casa
rimango alla finestra
sento arrivare i sogni
ed è cupo il mio cuore.
 
Cupa per troppa vita
trema l’anima in me.
A chi posso darla?
Cara, la do a te.
Hermann Hesse

La pioggia nel pineto

LA PIOGGIA NEL PINETO di Gabriele D’Annunzio

Taci. Su le soglie  

del bosco non odo  
parole che dici  
umane; ma odo  
parole più nuove  
che parlano gocciole e foglie  
lontane.  
Ascolta. Piove  
dalle nuvole sparse.  
Piove su le tamerici  
salmastre ed arse,  
piove sui pini  
scagliosi ed irti,  
piove sui mirti  
divini,  
su le ginestre fulgenti  
di fiori accolti,  
sui ginestri folti  
di coccole aulenti,  
piove sui nostri volti  
silvani,  
piove sulle nostre mani  
ignude,  
sui nostri vestimenti  
leggieri,  
su i freschi pensieri  
che l’anima schiude   
novella,  
su la favola bella  
che ieri  
l’illuse, che oggi m’illude,  
o Ermione  
Odi? La pioggia cade  
su la solitaria   
verdura  
con un crepitio che dura  
e varia nell’aria  
secondo le fronde  
più rade, men rade.  
Ascolta. Risponde  
al pianto il canto  
delle cicale  
che il pianto australe  
non impaura,  
nè il ciel cinerino.  
E il pino  
ha un suono, e il mirto  
altro suono, e il ginepro  
altro ancora, stromenti   
diversi  
sotto innumerevoli dita.  
E immersi  
noi siam nello spirto  
silvestre,  
d’arborea vita viventi;  
e il tuo volto ebro  
è molle di pioggia  
come un foglia,  
e le tue chiome  
auliscono come  
le chiare ginestre,  
o creatura terrestre  
che hai nome  
Ermione.  
Ascolta, ascolta. L’accordo  
delle aeree cicale  
a poco a poco  
più sordo  
si fa sotto il pianto  
che cresce;  
ma un canto vi si mesce  
più roco  
che di laggiù sale,  
dall’umida ombra remota.  
Più sordo e più fioco  
s’allenta, si spegne.  
Sola una nota  
ancora trema, si spegne,  
risorge, treme, si spegne.  
Non s’ode voce del mare.  
Or s’ode su tutta la fronda  
crosciare  
l’argentea pioggia  
che monda,  
il croscio che varia  
secondo la fronda  
più folta, men folta.  
Ascolta.  
La figlia dell’aria  
è muta; ma la figlia  
del limo lontane,  
la rana,  
canta nell’ombra più fonda,  
chi sa dove, chi sa dove!  
E piove su le tue ciglia,  
Ermione.  
Piove su le tue ciglia nere  
sì che par tu pianga  
ma di piacere; non bianca  
ma quasi fatta virente,  
par da scorza tu esca.  
E tutta la vita è in noi fresca  
aulente,  
il cuor nel petto è come pesca  
intatta,  
tra le palpebre gli occhi  
son come polle tra l’erbe,  
i denti negli alveoli  
son come mandorle acerbe.  
E andiam di fratta in fratta,  
or congiunti or disciolti  
(e il verde vigor rude  
ci allaccia i malleoli  
c’intrica i ginocchi)  
chi sa dove, chi sa dove!  
E piove su i nostri volti  
silvani,  
piove sulle nostre mani  
ignude,  
sui nostri vestimenti  
leggieri,  
su i freschi pensieri  
che l’anima schiude   
novella,  
su la favola bella  
che ieri  
m’illuse, che oggi t’illude,  
o Ermione.